Teatro

Il dolore dell'Arlesiana

Il dolore dell'Arlesiana

L'Orchestra di Padova e del Veneto chiude la stagione con uno straordinario concerto diretto da Marco Angius in cui si è distinta la voce recitante di Chiara Muti.

Il concerto conclusivo della 50a stagione concertistica 2015-2016 dell’Orchestra di Padova e del Veneto è strutturato con grande intelligenza per la scelta oculata dei lavori, affiancati in un percorso musicale piacevole e istruttivo. Le due parti nelle quali è organizzata la serata ripercorrono circa un cinquantennio d’attività in terra francese: dal 1872 si passa agli inizi del Novecento e ai frenetici anni Venti. 

La proposta più allettante, e di rarissimo ascolto, riguarda Georges Bizet. È prevista infatti l’esecuzione di L’Arlésienne, musiche di scena per l’omonimo dramma in cinque atti di Alphonse Daudet nella revisione critica della versione originale per 26 strumenti, approntata dal direttore d’orchestra Giacomo Zani. Il testo recitato è tradotto in italiano e ridotto per una sola voce da Vincenzo De Vivo. La dolente narrazione delle giovanili angustie amorose, risolte con l’inesorabile suicidio, trova nel commento musicale di Bizet, costituito da ventisette numeri, un percorso che chiosa con puntualità il susseguirsi rapido degli eventi, con pittoreschi passaggi danzanti e pacati accompagnamenti ai passi recitati. Poter ascoltare la partitura nel suo contesto originale, evitando la più frequente proposta delle due suite orchestrali, dona una compiutezza altrimenti difficilmente fruibile.

La pièce teatrale di Daudet pare offrire a Bizet spunti non dissimili dalla seguente Carmen: vi si ritrovano tanto l’amore quanto la morte, il tema della libertà femminile contrapposto alla vita morigerata delle figure muliebri legate alle tradizioni e alla morale. Gli interventi affidati alla voce di Chiara Muti rivelano la camaleontica abilità dell’attrice che riesce a dar vita ai numerosi personaggi. La recitazione enfatica, abile nel cogliere le tinte emotive dell’infelice Fréderi, accresce la tensione man mano che ci si avvicina alla tragica fine. Valida la prova del Coro Iris Ensemble, preparato con scrupolosità da Marina Malavasi.

Gli interventi dell’Orchestra di Padova e del Veneto, guidata da Marco Angius, si apprezzano per l’evidente percorso volto al miglioramento degli impasti timbrici, della coesione e della precisione. Il direttore artistico e musicale esibisce un gesto contenuto ma pertinente che coglie la sostanza, senza badare a inutili fronzoli. La sua particolare sintonia con il repertorio tardo romantico e novecentesco ripaga nell’esecuzione dei vari brani di Maurice Ravel in programma.

L’orchestrazione raveliana di Sarabande e Danse (Tarantelle styrienne), composte dal più anziano collega Claude Debussy, crea un fil rouge con la proposta dei Valses nobles et sentimentales, pure inizialmente concepiti per il solo pianoforte. Il colorismo orchestrale, che riveste la scrittura tastieristica debussiana, fornisce una lettura capace di sfaccettature prismatiche e audaci miscelazioni sonore. Mentre Ravel, al cospetto di se stesso, gioca con molteplici impasti timbrici, capaci di valorizzare l’estro diabolico della serie di otto valzer, ben rappresentativa dell’allucinazione musicalmente estremizzata dall’autore francese. La predilezione per questo repertorio si rivela nella lettura attenta a donare sfumature al fraseggio che Angius trasfonde, con personale consapevolezza, all’Orchestra di Padova e del Veneto. Il successo al termine premia il programma e le maestranze.